Tempo Libero 23 Aprile 2020

Favole della buonanotte: perché sono importanti

Favole della buonanotte: perché sono importanti

“Se volete che i vostri figli siano intelligenti, leggete loro le favole. Se volete che siano più intelligenti, leggete loro più favole”. 

Albert Einstein
I consigli

Leggere le favole ai nostri bambini prima di andare a dormire è un’ottima abitudine, da coltivare e praticare anche e soprattutto in questo periodo di quarantena da Coronavirus, che ci ha privati temporaneamente della nostra routine quotidiana. 
Il momento della lettura delle favole prima di andare a dormire può essere infatti un ponte tra il prima e il dopo, la continuità di un rito che prosegue nonostante i cambiamenti e che rassicura i piccini, accompagnandoli dolcemente, con il suono conosciuto e amato della nostra voce, fino al sopraggiungere del sonno.  
Ma l'importanza delle favole della buonanotte non si limita a questo: esse, infatti, hanno un ruolo davvero importante nello sviluppo del linguaggio, delle capacità emotive e dell’immaginazione

Coraggio, paura, amore: il valore delle favole e lo sviluppo delle capacità emotive 

Leggere una favola, magari caratterizzando i diversi personaggi con una voce particolare, narrando di eroi e impavidi cavalieri, di principesse coraggiose e draghi da sconfiggere, porta i nostri piccini a immedesimarsi nell’uno o nell’altro, facendo loro vivere emozioni e paure e facendoli confrontare con le proprie ansie in modo protetto e filtrato, insegnando loro a distinguere e riconoscere alcune delle principali emozioni umane in modo semplificato e accessibile. 

“Mamma, che significa questa parola?” Leggere le favole per sviluppare il linguaggio 

Raccontare una favola permette ai bambini di imparare nuovi terminiampliando il loro vocabolario e migliorando la loro capacità di comunicazione.Man mano, utilizzare dei sinonimi nel racconto potrà aggiungere quelle importantissime sfumature che permettono di comprendere la complessità del nostro linguaggio, specchio del nostro pensiero. 

C’era una volta: l’importanza delle favole per stimolare l’immaginazione

C’era una volta; l’incipit delle favole apre le porte dell’immaginazione a mondi sempre nuovi, irreali e magici.  
Ogni sera, prima di andare a dormire, i bimbi si calano in una realtà diversa da quella che vivono ogni giorno e imparano a viaggiare con la loro fantasia, arricchendo il loro bagaglio di elementi visivi potenti e simbolici. 
Oltre a suggerire insegnamenti importanti che possono applicare poi nella vita reale, la favola insegna loro che non ci sono limiti alle possibilità. Cose cattive possono accadere a persone buone ma, citando G. K. Chesterton (scrittore e giornalista inglese del XIX secolo) “Le favole non insegnano ai bambini che esistono i draghi. I bambini sanno già che esistono i draghi. Le favole insegnano loro che i draghi possono essere sconfitti”. 

Buonanotte: favole per fare addormentare i nostri bimbi 

Oltre a tutti gli elementi che abbiamo citato finora, le favole sono importanti per un motivo molto semplice: ci permettono di guidare i nostri cuccioli alla fine della giornata, portandoli per mano - anzi, per voce – verso l’addormentamento
L’eccitazione di questi giorni particolari, infatti, potrebbe acuire la difficoltà a prendere sonno dei nostri cuccioli.  
Noi di Sterilfarma consigliamo, a questo fine, RipoSì® notte: un integratore alimentare in gocce arricchito con vitamine B1, B2 e B6 e acido folico, facile da somministrare e dal gusto zuccherino, a base di Melatonina, che riduce il tempo dell’addormentamento.  
Un’alternativa sempre mirata a favorire l’addormentamento è la tisana istantanea alla Camomilla Monello®: una piacevole coccola, senza glutine e conservanti e immediatamente solubile, che racchiude tutte le proprietà della Camomilla e può essere consumata sia tiepida che fredda. 

Fonti: The magic of fairy tales: Psychodynamic and developmental perspectives, Child Psychiatry and Human Development n. 19, Giugno 1989, pp. 245-255. Fairy tales: A compass for children's healthy development - a qualitative study in a Greek island, Child Care Health and Development 38, Marzo 2011, pp. 266-72. 

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Articolo pubblicato da Redazione

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