Alimentazione 5 Dicembre 2022

Svezzamento, divezzamento ed alimentazione complementare: oltre il latte c’è di più

Svezzamento, divezzamento ed alimentazione complementare: oltre il latte c’è di più

Ci siamo. E’ arrivato il fatidico momento di introduzione degli alimenti, da oggi non solo più latte. Adesso cosa si fa? 

Cosa si introduce prima? È meglio lo svezzamento tradizionale o quello che viene definito autosvezzamento? Meglio seguire lo schemino grammato con i cronoinserimenti? Cosa dicono le linee guida e le evidenze scientifiche? 

Facciamo un po’ di chiarezza, in questo mare di incertezze e di infodemia (diffusione di una quantità eccessiva di informazioni che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento) riguardo l’alimentazione dei bambini che travolge le povere mamme dal sesto mese in poi. 

Partiamo col dire che in realtà non c’è una vera e propria tempistica che vale per tutti i bambini, per cominciare ad introdurre gli alimenti, oltre il latte. 

Diverse sono le variabili individuali che ci inducono a ‘svezzare’ i nostri bambini, tra cui le specifiche esigenze nutrizionali del bambino dopo i 5/6 mesi, come l’apporto di micronutrienti; il contenuto di ferro, ad esempio non più sufficiente dal latte. 

Svezzare vuol dire proprio togliere il vizio, quello del latte, ma occorre non dimenticare che fino all’anno il latte è ancora l’alimento principale di cui si nutriranno i nostri bambini, e che questi mesi di svezzamento serviranno proprio per far conoscere al bambino una modalità di nutrimento che lo accompagnerà per tutta la vita: quella con i cibi solidi. 

È anche vero che, sebbene l’introduzione a questa nuova fase del bambino dipenda soprattutto da lui, si è cercato nel tempo di dare indicazioni che valgano un po' per tutti i bambini normopeso ed in buona salute. Si tiene conto dello sviluppo neurofisiologico e anatomo-funzionale, della crescita staturo-ponderale, senza sottovalutare la diade mamma-bambino, ovviamente le esigenze di tutta la famiglia ed il contesto socio-culturale. 

E quindi entro o dopo i sei mesi cosa accade? 

Che bisogna osservare i propri bambini! 

Prima di tutto, per poter introdurre cibi solidi, è importante che il bambino riesca a stare seduto da solo, con un supporto alle spalle, quindi che sappia stare seduto nel seggiolone, e che regga da solo la testa. 

Entro i sei mesi questa è una condizione neurofisiologica che tutti i bambini acquisiscono. 

La postura è importante e necessaria non solo perché in questo modo il bambino può vedere ciò che mangia ed imparare a mangiare da solo, partecipando attivamente al suo pasto, ma è la posizione giusta per evitare il soffocamento. 

Inoltre, entro i sei mesi, i bambini perdono il riflesso d’estrusione della lingua. Questo riflesso è presente nei neonati fino al sesto mese, più o meno, permette loro di succhiare il latte ed evitare che corpi estranei entrino in bocca. 

Come si fa a capire, se il nostro bimbo ha perso questo riflesso? 

Utilizzando lo stesso strumento con cui verranno presentati gli alimenti, il cucchiaino. Se il momento è poco maturo, la lingua, di riflesso, spingerà il cucchiaino fuori. 

I cibi dovranno essere offerti con il cucchiaino, senza forzare il bambino, consentendogli eventualmente di toccare cibo nel piatto e mangiare con le mani, senza insistere se non gradisce. 

È importante che gli alimenti vengano alternati non solo per rispettare la frequenza settimanale, consigliata dalle linee guida, ma anche per fare in modo che i bambini abbiano interesse verso questo nuovo mondo a cui si stanno approcciando e quindi alterniamo i colori, i sapori, le consistenze. 

Capiterà che qualche alimento non verrà gradito ed accettato, possiamo provare a riproporlo preparato in maniera diversa. Ciò non vuol dire che il nostro bambino è selettivo, ma che semplicemente servono diversi assaggi per prendere confidenza con quel tale alimento, a volte finanche 20 assaggi dello stesso. 

Con questo tengo a sottolineare che non c’è alcuna evidenza scientifica che ci dimostri che inserire alimenti allergizzanti dopo determinati mesi sia più sicuro, ed i cronoinserimenti, come ci insegna anche Lucio Piermarini, pediatra che per anni si è occupato di alimentazione complementare, sono solo un modo per introdurre gradualmente gli alimenti e far sentire più sicuri i genitori. Quindi, se vi tranquillizza introdurre pesce, uova ed altri alimenti di questo genere successivamente, va bene cosi. 

Fisiologicamente dopo i sei mesi, il bambino è pronto a digerire tutto e per gli alimenti allergizzanti bisogna solo tenere conto della storia familiare. 
Lo svezzamento non è solo del bambino, ma anche dei genitori, della famiglia tutta, e dovrebbe non solo permettere al nuovo arrivato di familiarizzare con il cibo e quindi con una nuova modalità di alimentarsi, ma anche alla famiglia stessa di mangiare in maniera conviviale, tutti allo stesso modo. 

Un consiglio da Nutrizionista: prendete questo momento per rieducarvi ad un’alimentazione più consapevole e salutare. 

Cominciate con un pasto che vi è più semplice da preparare e che vi permetta di osservare le risposte del bambino, ad esempio il pranzo. Potreste cominciare con un piatto unico composto da un cereale o farina di cereali (semolino ad esempio), con verdure, anche passate e legumi decorticati. 

Fino al primo anno di età i legumi devono essere decorticati, per evitare un eccesso di fibra, e gli unici due alimenti da evitare sono il miele, per il rischio botulino, ed i funghi, almeno fino ai 12 anni (come consiglia l’ISS, per evitare intossicazioni e perché non sono ancora pronti gli enzimi utili a digerire il carico di mannitolo presente che darebbe qualche fastidioso crampo addominale). 

Fatte queste premesse, non ci sono alimenti e consistenze giuste per iniziare, non c’è una modalità più giusta, l’importante è avere basse aspettative e poche pretese: ve lo dice una giovane mamma che ha iniziato questa bellissima avventura con il proprio bimbo proprio da qualche mese.

Perché oggi saranno solo assaggi, o tutta la pappa finirà per terra, ma domani, il vostro bimbo mangerà di gusto, proprio come ‘i grandi’. 

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Articolo pubblicato da Tiziana Persico

Sono una biologa nutrizionista, ho conseguito titolo magistrale in Biologia presso l’università Federico II di Napoli e Master Interuniversitario in “Psicobiologia dei disturbi alimentari” presso l’università degli studi Tor Vergata e il Biocampus Medico di Roma . Sono esperta di disturbi alimentari e mi occupo di patologie ad essi correlati, in particolare di stati di fortissima malnutrizione sia in eccesso che in difetto, collaborando con psichiatri e psicoterapeuti in equipe multidisciplinare. Sito: www.tizianapersico.com Instagram : tizianapersico.nutrizionista

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